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“En torno a América” di Mariano Fazio

Mercoledì 28 giugno 2023 si è svolto un incontro per parlare con l’autore del libro “En torno a América” (Ed. El buey mudo), mons. Mariano Fazio, vicario ausiliare dell’Opus Dei.


Dal 1996 al 2002 Mariano Fazio è stato il primo decano della Facoltà di Comunicazione Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce (Roma) e, dal 2002 al 2008, rettore della stessa università. Nello stesso periodo è stato eletto presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Pontificie Romane.
Ha pubblicato più di 20 libri sulla società moderna e sui processi di secolarizzazione, tra cui Storia della filosofia contemporanea; Storia della filosofia moderna; Storia delle idee contemporanee. Tra le sue opere figurano anche diverse biografie, come El Papa Francisco. Chiavi del suo pensiero; San Giovanni XXIII; Beato Paolo VI. Gobernar desde el dolor e De Benedicto XV a Benedicto XVI.



(da Latinos en Italia, 28 giugno)

“En torno a América. Conquista ed evangelizzazione” è il titolo del libro, che offre una visione che “non coincide né con la leggenda nera né con quella aurea”. Attraverso molti documenti, racconta una storia piena di virtù e di bassezze, perché tale è la condizione umana”. Lo ha spiegato il suo autore, mons. Mariano Fazio, in una colazione di lavoro con diplomatici e ambasciatori, che si è svolta oggi nell’edificio di San Calisto, organizzata da Mediatrends America, e che si è concentrata su due aspetti: “la conquista armata e i suoi fini (oro, onore, fede) da un lato, e l’evangelizzazione, le correnti dottrinali e pastorali che hanno dato vita all’annuncio evangelico, dall’altro”.

L’autore, che è professore di storia e filosofia all’Università della Santa Croce di Roma, ha indicato che “per gli storici il libro è un po’ filosofico, mentre per i filosofi è troppo storico”.

Spiegando il periodo storico, ha ricordato che nel Rinascimento tutti vogliono mettere il proprio nome, a differenza del Medioevo. Così si passa dalla visione del cappellano di Hernán Cortez, López de Gomara, per il quale tutto era perfetto, alle cronache di Bartolomé de las Casas secondo il quale prima di Colombo tutto era un paradiso, omettendo fenomeni come il cannibalismo e per il quale gli spagnoli portarono tutti i vizi.

“Non è una buona scuola di pensiero storico essere esclusivi, che si tratti di razza, economia, religione o altro, perché ci sono motivazioni diverse”, ha detto Mons. Fazio.
Ha detto che la “politica ufficiale della corona di Castiglia era l’evangelizzazione”, il che non impediva loro di cercare tesori in America. Ha anche sottolineato “un handicap” che esisteva, “che oggi non comprendiamo: l’unione tra il trono e l’altare”.

Ha ricordato il lavoro dei francescani, degli agostiniani, dei mercedari e poi dei gesuiti, che cercarono di imparare le lingue e di capire la mentalità dei nativi. “Ci sono stati errori evidenti, ma non hanno cercato di imporre la mentalità spagnola, bensì di inculturarla, come dimostra il mestizaje”. E con alcuni esempi di grande successo, come in Paraguay, paese bilingue, dove si è voluto preservare la lingua guaraní.

Ha anche sottolineato che non c’è stato nessun etnocidio, cioè nessuna volontà di distruggere le culture, e che è una legge della storia – anche se alcuni ingenui vogliono ignorarla – che tutte le culture cambiano, e il monsignore argentino ha ricordato la finale di Coppa del Mondo del suo Paese con la Francia, in cui un gran numero di giocatori “francesi come De Gaulle”, erano di origine africana.

Ha considerato deplorevoli i “Requerimientos” che obbligavano gli indios ad ascoltare le prediche e ha ricordato Francisco de Victoria, a Salamanca, nel XVI secolo, (considerato il creatore del diritto internazionale) per il quale non bastava una donazione pontificia, così come la controversia che esisteva all’epoca sul diritto o meno della Spagna a conquistare l’America. E anche l’Inquisizione, con le sue sedi a Lima, in Messico e a Cartagena.

Hernan Sergio Mora