Giornata mondiale dell’Africa
Mercoledì 22 maggio 2024, in occasione dell’annuale Giornata Mondiale dell’Africa, la Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce e Harambee Africa International hanno organizzato un Convegno dal titolo Le implicazioni del Piano Mattei per lo sviluppo africano.
Al centro della discussione vi è stata l’importanza fondamentale della formazione per uno sviluppo genuino e duraturo del Continente. L’evento ha mirato anche a esaminare come il Piano Mattei possa modificare le relazioni tra Italia e Africa, favorendo una crescita condivisa che avvantaggi entrambe le parti. È stata un’occasione per esplorare come un approccio collaborativo possa davvero influenzare le dinamiche di sviluppo in Africa, discutendo le opportunità e le sfide che ne derivano.
All’incontro hanno preso parte S.E. dott. Mahmoud Thabit Kombo, Ambasciatore della Repubblica della Tanzania; il prof. Celestino Victor Mussomar, Presidente del Centro Studi Africani in Italia-CeSAI; e il dott. Carlo Papa, Managing director della Fondazione Enel.
Per maggiori informazioni: comunicazione@harambee-africa.org
Con gli africani per la crescita del Continente
Giornata Mondiale dell’Africa, iniziativa della Pontificia Università della Santa Croce e della Fondazione Harambee
“L’Africa ha bisogno dell’Europa e l’Europa ha bisogno dell’Africa per promuovere un nuovo umanesimo tra individui e nazioni. Questo implica il riconoscimento del grande valore della cultura e dell’istruzione come fondamentali per il pieno sviluppo umano – come ha sottolineato il cardinale Parolin – e per ripristinare l’importanza centrale della persona.”
Così Mahmoud Thabit Kombo, ambasciatore di Tanzania, all’incontro Le implicazioni del Piano Mattei per lo sviluppo africano promosso il 22 maggio dalla Pontificia Università della Santa Croce e della Fondazione Harambee Africa International. Propiziato dalla Giornata Mondiale dell’Africa, che si celebra ogni anno il 25 maggio, l’iniziativa è stata introdotta da Piero Sandulli, presidente Harambee, il quale ha sottolineato l’importanza del camminare insieme – Harambee all together for Africa è sempre più all together with Africa -, in nome di una collaborazione tra pari perché ciò è richiesto dagli africani e dal mondo globalizzato.
Come far fronte alle derive provocate dai sistemi economici, che accentuano le disuguaglianze e impoveriscono la maggioranza della popolazione mondiale? Che ruolo può avere il Piano Mattei per una crescita sana dell’Africa e dell’Europa? Interrogativi sui quali hanno ragionato sia Celestino Victor Mussomar, Presidente del Centro Studi Africani in Italia, sia Carlo Papa, managing director della Fondazione Enel.
Mussomar ha riproposto l’originale teoria dell’economobuntocrazia: un’antropologia economica non individualista, finalizzata alla soddisfazione delle necessità individuali e collettive e basata sulla mentalità Ubuntu: «Solo a partire dalle risorse spirituali ed etiche autoctone diventa possibile costruire una visione partecipativa e deliberativa specifica della democrazia africana, ovvero demobuntocrazia. Tuttavia, per renderla possibile è necessario superare la Grande Colpa del debito dei Paesi africani, sottoposti a un regime neocoloniale che è la causa primaria della destrutturazione dell’essere africano».
In questo quadro, il Piano Mattei può davvero produrre effetti positivi solo se sarà capace d’imprimere un cambio di paradigma, anzitutto culturale. Un ripensamento delle categorie classiche, un rovesciamento di prospettive che, a giudizio di Papa, non può prescindere «da un massiccio investimento negli esseri umani e nella loro formazione». Per cui la piramide andrebbe rovesciata: alla base lo sviluppo personale, poi il cambiamento, da ultimo le competenze. Tra afropessimismo e afrottimismo, il managing director di Enel Foundation, ha invitato a intraprendere la via del realismo e della lungimiranza, sull’esempio di Invictus (film del 2009 diretto da Clint Eastwood): il perdono e la riconciliazione sono le vie scelte da Mandela, che non contrappone la propria identità etnica a quella dei suoi avversari ma, nel riconoscimento delle reciproche differenze, capisce che il bene di tutti richiede uno sforzo di comprensione e accoglienza dell’altro.
Antonino Piccione
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