Papa Francesco in Messico
Il 12 febbraio Papa Francesco arriva in Messico per un viaggio di cinque giorni in quello che è il secondo paese cattolico del mondo per popolazione dopo il Brasile. È la settima visita di un Pontefice nello stato sudamericano, dopo i cinque viaggi di Giovanni Paolo II e quello di Benedetto XVI. Ma è la prima volta che sarà ricevuto al Palacio Nacional “come sovrano assoluto dello Stato della Città del Vaticano indipendentemente dalla sua figura apostolica e pastorale”, come spiega al Foglio Mariano Palacios Alcocer, ambasciatore del Messico presso la Santa Sede, in occasione di un incontro organizzato dall’Osservatorio Mediatrends America-Europa. In occasione della prima storica visita di Giovanni Paolo II erano ancora in vigore quelle norme anticlericali che vietavano ai sacerdoti di portare il loro abito religioso fuori delle chiese, e che in pratica il Papa violò. C’era pure un divieto ai riconoscimenti formali tra stato e Vaticano, talmente forti che l’allora presidente, per aggirare il problema, finse di atterrare casualmente col suo elicottero vicino e in contemporanea a quello di Giovanni Paolo II, apposta per potergli dare un informale ma epocale saluto.
Palacios Alcocer ci racconta di aver fatto parte della Commissione che tolse dalla Costituzione i suoi articoli anticlericali. “Tutte le otto Costituzioni che il Messico aveva avuto tra il 1813 e il 1856 avevano stabilito il cattolicesimo come religione obbligatoria, e quella del 1857 dava libertà di coscienza ma con preferenza per il cattolicesimo”, ci spiega. “Nella Costituzione del 1917 c’era invece l’articolo terzo, che negava alla chiesa il diritto all’Educazione. L’articolo quinto, che negava ai religiosi il voto. L’articolo 24, che limitava la libertà di credo. L’articolo 27, che vietava alle chiese di possedere beni. L’articolo 130, che negava la personalità giuridica. I gruppi che avevano trionfato durante la Rivoluzione messicana imposero una Costituzione radicale e giacobina e in particolare quando il presidente Calles tentò di regolamentare l’articolo 130 ci fu l’insurrezione dei cattolici in nome della libertà di coscienza passata alla Storia come Cristiada. Dopo la guerra seguì un lungo periodo di coesistenza tra stato e chiesa su basi sostanzialmente amichevoli, ma formalmente gli articoli anticlericali sono durati 75 anni. Fui anch’io tra coloro che elaborarono il progetto di riforma del 1991, che fu approvato nel 1992 e che ha permesso sia il riconoscimento dei diritti della chiesa sia il riconoscimento diplomatico tra Messico e Santa Sede”.
Però quando nel suo ultimo viaggio nel paese Giovanni Paolo II fu ricevuto per la prima volta da un presidente come Vicente Fox, che si proclamava cattolico, questi si chinò, insieme alla moglie per baciare la mano del pontefice, generando grandi polemiche. “Il fatto che il Papa sia ora ricevuto al Palacio Nacional ha un significato simbolico importantissimo”. Ma sta accadendo anche un’altra cosa notevole. Riconoscendogli un miracolo, il Papa ha fatto il primo passo verso la canonizzazione di José Sanchez del Rio, un guerrigliero “Cristero” quattordicenne, torturato e ucciso nel 1928. Un passo clamoroso, perché da una parte la chiesa ufficiale non aveva mai dato un vero e proprio imprimatur ai Cristeros. Dall’altro, non sono mancate polemiche da parte di chi ha accostato il ragazzino a tanti bambini soldato, vittime delle guerre e delle guerriglie di oggi. Peraltro, dopo i due mandati presidenziali di Fox e Calderón, che appartenevano al cattolico Partito di azione nazionale, con Peña Nieto è tornato al governo il Partito rivoluzionario istituzionale, erede dei rivoluzionari giacobini. Eppure è proprio con il nuovo presidente del Pri e con il Papa che canonizza il bambino cristero che avviene questo incontro al Palacio Nacional. Significa che ormai tutto il mondo politico messicano è pronto a dare sulla Cristiada un giudizio storico più comprensivo? “La Cristiada fu una protesta contro quella che veniva considerata una violazione della libertà di coscienza”, spiega Alcocer. “La valutazione storica della Cristiada è un processo giustificato alla luce di fatti post-rivoluzionari che avevano causato una ferita lacerante nella coscienza del popolo del Messico. Proprio questo processo ci permette oggi di dare valore alla capacità di risolvere i problemi con il dialogo, la comprensione e la distensione, piuttosto che con la violenza”.