Costarica. Un economia diversificata
L’economia costaricense viene oggi trainata dai servizi, che contribuiscono per il 56,2% al Pil totale. Questo settore viene incentivato per favorire la diversificazione di un sistema economico altrimenti statico e fragile agli squilibri internazionali. Fino a pochi anni fa infatti il Costa Rica era proiettato solo allo sfruttamento – e quindi all’esportazione – delle materie prime e dell’agroalimentare, in linea con gli altri paesi dell’America Latina.
Nazioni come Venezuela, Ecuador, Colombia, Argentina, Peru’, Cile e Brasile – secondo stime del 2014 – ancora fondano oltre la metà delle proprie esportazioni sul petrolio e altri prodotti come ferro, carbone, cereali, banane, caffè. Un sistema come quello venezuelano, dove il 98.0% dell’expo nel 2014 era costituito da petrolio, ferro e alluminio, racchiude un fattore di forte rischio, che negli ultimi anni è drammaticamente emerso: col rallentamento della domanda cinese nel 2012, e poi il generale crollo del prezzo delle materie pochi anni dopo, Caracas e economie analoghe in tutta l’America Latina sono andate incontro a enormi difficoltà. Nel 2015, il crollo della domanda straniera segnò un record storico, paragonabile solo ai livelli di 80 anni prima, con un conseguente peggioramento delle diseguaglianze sociali.
Il Costa Rica tuttavia a partire dagli anni Ottanta ha visto un progressivo declino nella vendita dei prodotti dell’industria tradizionale, che se nel 1986 rappresentavano il 67% dell’expo totale, nel 2015 sono scesi al 14%. Questo a favore del terziario – in cui il turismo ‘ecologico’ gioca un ruolo chiave – dei servizi, e dell’industria tecnologica e dell’innovazione. Ad esempio, nel 2015 al primo posto si sono collocate le macchinari e apparecchiature medico-sanitarie. In totale, San José vende a 156 paesi 4.359 prodotti differenti. Composto per oltre la metà dai servizi, il resto del Pil e’ costituito per il 24,4% dal settore manifatturiero e da quello delle costruzioni, e poi dall’8% da agricoltura e settore minerario.
Tale processo di diversificazione tuttavia non è ancora finito. Lo spiega alla DIRE l’ambasciatore del Costa Rica in Italia, Cristina Eguizabal Mendoza, a margine dell’incontro di stamani a Roma su ‘America Latina: le sfide dopo un decennio di prosperità, organizzato da Mediatrends America-Europa, osservatorio indipendente sull’attualità latino americana.
Per l’ambasciatore “non e’ una buona cosa ne’ avere troppi servizi e pochi prodotti alimentari, né l’inverso, cioè una dipendenza enorme dalle esportazioni di materie prime”. Al contrario, “abbiamo bisogno di continuare a diversificare il nostro sistema anche per seguire l’evoluzione della domanda sui mercati internazionali, che cambia giorno per giorno”, suggerisce l’ambasciatore Eguizabal.
In questo, l’Europa è un soggetto molto importante, “dove esportiamo principalmente frutta e verdura, tra cui ananas e meloni, ma crediamo che quei paesi, e l’Italia in particolare, possano diventare un mercato importante per i nostri servizi. L’Olanda ad esempio- aggiunge la rappresentante di San José – importa molti prodotti manifatturieri. La multinazionale Intel è un grande compratore di circuiti integrati. L’Italia può quindi diventare un mercato interessante”.