La lingua spagnola come mezzo di democratizzazione in America Latina
Lo spagnolo è la terza lingua più diffusa al mondo, con centinaia di migliaia di parlanti sia nativi che persone la studiano per le ragioni più diverse. Capire in che modo la nostra ‘societa’ digitale’ la sta trasformando e quindi cosa fare per promuoverne l’insegnamento è stato il tema dell’incontro organizzato da Mediatrends America Europa, osservatorio indipendente sulle dinamiche attuali di tipo politico, economico e sociale che caratterizzano i Paesi dell’America Latina.
All’incontro dal titolo ‘Sfide e opportunità della lingua spagnola in un’economia globalizzata e digitalizzata’ sono intervenuti Rosa Jijon, addetta culturale dell’Istituto italo latinoamericano (Iila), e Sergio Rodriguez, direttore dell’Istituto Cervantes di Roma.
La digitalizzazione e la globalizzazione, come spiega Rosa Jijon, sono processi che influenzano qualsiasi lingua, non solo lo spagnolo. Ma quest’ultima – rispetto alle altre – grazie alla sua diffusione geografica, si presenta in tante varianti, al punto che si può arrivare a chiedersi: è più corretto dire ‘spagnolo’ o ‘castigliano’? Secondo l’addetta culturale Iila quindi molto lavoro va fatto per rafforzare la conoscenza dei parlanti nativi rispetto al ‘proprio’ spagnolo, e per incoraggiare bambini e giovani a studiarlo. In questo senso, interessanti sono alcune start-up in America Latina che favoriscono la diffusione tra i cittadini di contenuti culturali, in modo da sostenere “la democratizzazione degli strumenti digitali”. Una di queste ad esempio è concepita per ridurre l’abbandono scolastico in Brasile.
“L’insegnamento della lingua è un obiettivo che possiamo condividere, ma in ultima istanza spetta ai ministeri dell’Educazione portarlo avanti, con i mezzi e gli strumenti di cui sono dotati”. Ne è convinto il direttore dell’Istituto Cervantes, Sergio Rodriguez, il quale insiste anche sull’importanza di recuperare la versione ‘standard’ dello spagnolo rispetto alle trasformazione che nell’uso quotidiano subisce: “‘L’itaniolo’- dice- è un ibrido che in Italia molti parlano, convinti che basti aggiungere la famosa ‘S’ all’italiano per essere in grado di padroneggiare la lingua. Ma non è così.
Anche in questo consiste il ruolo di istituzioni come il Cervantes”, al pari dell’istituto della Crusca per l’italiano dal punto di vista scientifico e di autorevolezza.